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Conan Doyle - il nostro inverno africano - il diario.it - Graziella Martina - In viaggio con gli scrittori

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Il Nostro Inverno Africano
di Arthur Conan Doyle, a cura di Graziella Martina
Ibis, pp.218, 13 euro

«Sherlock Holmes, se ci sei batti un colpo». Per chi conosca lo scrittore inglese solo attraverso i racconti polizieschi, riuscirà  difficile immaginarlo attorno a un tavolo mentre evoca uno spirito attraverso un medium. In realtà  Arthur Conan Doyle, medico della Marina mercantile e militare presto servizio anche nella guerra anglo-boera, scrivendone un libro (The Great Boer War) che gli valse il titolo di baronetto - pur considerando <non ignobili i romanzi che avevano come protagonisti Sherlock Holmes e il suo assistente dottor Watson, e che gli avevano dato larga fama, aveva anche altri, molteplici interessi. In nome dei quali aveva pensato addirittura di a «sacrificare il suo eroe facendolo morire alle cascate Reichenbach, sulle Alpi svizzere. Questa storia si chiamava The Adventure of the Final Problem e fu pubblicata nel 1893 sulla rivista Strand Magazine. Ma i lettori non intendevano rinunciare a Sherlock Holmes; in più di ventimila disdissero l'abbonamento al periodico e per lo scrittore fu giocoforza farlo risuscitare.Da allora il detective con la pipa, il cappello da cacciatore di daini e la mantellina a quadri acquista un vero e proprio diritto all'esistenza post mortem: e proprio a Londra, nello studio di Baker Street, si trova uno dei tanti luoghi della fantasia che hanno acquistato cittadinanza autonoma, come il balcone di Giulietta a Verona o la balena di Pinocchio a Collodi. Se Sherlock Holmes non è morto, altrettanto deve dirsi del suo inventore, sepolto certo nel giardino di casa di fronte a una folla strabocchevole, nel luglio del 1930, ma tuttora nei cataloghi degli editori di tutto il mondo. Che stanno ristampando non solo Uno studio in rosso e gli altri racconti che hanno Holmes protagonista, ma anche gli altri cicli: da quello delle avventure trecentesche di Sir Nigel Loring a quello dell'ingenuo eroe napoleonico Gérard, a quello dello scienziato professor Challenger e del suo mondo perduto, fino ai racconti fantastici. Una produzione massiccia, che pure non tiene conto nè di Doyle giornalista (fu corrispondente di guerra sia in Sudafrica sia durante la Prima guerra mondiale), nè della sua attività  politica (tentò per due volte di farsi eleggere in Parlamento, nelle file dei conservatori), nè del cultore di scienze occulte e dello spiritismo, cui invece dedicò gran parte degli ultimi anni della sua vita. Dopo un'educazione cattolica (in due collegi di gesuiti) e molti anni vissuti all'insegna di un dichiarato positivismo, Doyle si converti allo spiritismo, sostenendo che esiste una vita dopo la morte e che la pace e l'unità  religiosa sarebbero stati garantiti se il mondo fosse tornato al cristianesimo primitivo e all'insegnamento di San Paolo. La sua adesione al paranormale fu tenace e convinta; egli scrisse una storia dello spiritismo in sei volumi, pubblicata nel 1926, e tenne conferenze pubbliche, in patria e all'estero, per fare propaganda delle sue convinzioni. Tra l'autunno del 1928 e la primavera del 1929 fu in Africa per un ciclo di queste conferenze, e tenne un diario, pubblicato nel 1929 con il titolo Our African Winter. Questo testo, finora inedito in Italia, è¨ stato pubblicato dalla Ibis col titolo IIl mostro inverno africano, traduzione a cura di Graziella Martina, apprezzata autrice e traduttrice nel campo della narrativa di viaggio, che ha arricchito il volume con tutta una serie di riferimenti, che danno fra l'altro conto dei cambiamenti della società  africana dagli anni di Doyle ai giorni nostri. Nel suo giro di conferenze, Doyle ha infatti toccato il Sudafrica, la Rhodesia e il Kenya, Paesi di cui illustra la situazione politica ed economica, i conflitti razziali ma anche il paesaggio, descritto con partecipata ammirazione. Sir Arthur Conan Doyle era un conservatore e un nazionalista, schierato quindi a sostenere le ragioni dell'Impero britannico. Vero sarebbe quindi aspettarsi un atteggiamento democratico e anticolonialista dallo scrittore, che manifesta tuttavia solidarietà  umana nei confronti di chi soffre. Per chi non conosceva invece la sua passione ingenua e sincera per il paranormale e le sue manifestazioni, il resoconto delle sue conferenze alle quali intervenivano anche migliaia di persone, attratte, in Africa com'era d'altronde avvenuto in altre parti del mondo, dalla notorietà del conferenziere - testimonia la sua adesione a un movimento che ha come oggetto principale la vita dopo la morte. Concludendo il suo diario, Doyle scrive: Torniamo (lo scrittore aveva viaggiato con la famiglia e amici, ndr) con una salute migliore e una fede più convinta e con un desiderio di combattere per la grande causa della rigenerazione della religione e del ripristino dell'elemento spirituale, unico antidoto al materialismo scientifico. Per questo e per i molteplici doni del cielo ringraziamo con molta umiltà  gli esseri invisibili che ci sono venuti in aiuto e che sono stati al nostro fianco».

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