Verne - marionette colla - Graziella Martina - In viaggio con gli scrittori

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Presentazione

Al Teatro Gerolamo di Milano, sede stabile della Compagnia Carlo Colla e Figli fino al 1957, "Il giro del mondo in 80 giorni" era stato sempre uno dei titoli più rappresentati sino al 1938, anno in cui, a causa delle leggi razziali, il regime ne proibì la rappresentazione poiché il romanzo termina con il matrimonio tra il protagonista, l'europeo Phileas Fogg, e l'indiana Auda. Insieme al "Ballo Excelsior" e al "Cristoforo Colombo", l'adattamento dello scritto di Verne costituisce, nel repertorio della Compagnia, la triade inneggiante alla vittoria del progresso e del tecnicismo. La vecchia edizione di Carlo II Colla era stata concepita con criterio estremamente realistico e datato, tant'è che il personaggio di Passepartout era stato sostituito dall'autore con quello della maschera di Gerolamo seguendo una concezione popolare dialettale. La nuova edizione, presentata in prima assoluta al 35° Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1992, tende a risolvere in chiave più ironica l'incredibile viaggio. Phileas Fogg è qui un manichino che non nota ciò che lo circonda (è sua la battuta "quando ho tempo mi occupo anche degli esseri umani"). Però il suo cinismo e distacco mutano con il viaggio, che non rimane un'esperienza puramente geografica, ma diventa anche esperienza umana. C'è un continuo parallelismo tra l'ispettore di polizia Fix e Passepartout: entrambi si arrabattano. L'uno per eroismo dichiarato (evidentemente ispirato al personaggio di Sherlock Holmes), l'altro per cercare di vivere alla giornata diventando eroe suo malgrado. Passepartout (in questa edizione è stata abbandonata la maschera) è l'intraprendente giovanotto francese, curioso ed ingenuo, abilissimo nel risolvere i guai; è affascinato da Fogg perché, come dice all'inizio, è "preciso come una macchina", e si dedica a lui convinto di andare incontro ad una vita tranquilla. Fix gioca un ruolo importante perché, a differenza del romanzo in cui è ombra che spia, qui è molto presente ed è coinvolto nell'esilarante gioco marionettistico dei continui travestimenti che lo vedono ora bramino, ora mormone, cinese, cuoco, anziana viaggiatrice. La regia è, secondo lo stile Carlo Colla e Figli, da kolossal ed è affidata, oltre al convenzionale "maneggio" dall'alto del ponte di manovra, anche ai numerosissimi marchingegni scenici che ricordano la precisione del meccanismo dell'orologio, anch'esso perfezione miniaturizzata come il mondo marionettistico. In diciotto quadri se ne vedono, come si suol dire, di tutti i colori: dall'India al Far West, in una fantasmagoria di paesaggi e di costumi tradizionali dei vari continenti, lo spettatore dalla sua poltrona vede ponti crollare, vaporiere che scoppiano, naufragi in oceano, donne salvate da crudeli sacrifici, fughe su elefanti, convogli presi d'assalto dai pellerossa e, ovviamente, pezzi di bravura tecnica quali la piramide "umana" nel circo giapponese o il gran valzer finale: il tutto affidato a circa trecento figure di legno. Le musiche che accompagnano l'azione sono quelle tematiche di fine Ottocento (valzer, polke e mazurke) con le strambe e divertenti interpretazioni d'epoca del mondo orientaleggiante.
Eugenio Monti Colla

https://marionettecolla.org/spettacolo/42/il-giro-del-mondo-in-ottanta-giorni/


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